#LiberaIlListino

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“Facciamo le primarie anche per i candidati PD al Consiglio Regionale” propone Pittella, fresco vincitore delle primarie in Basilicata.

“Assurdo, la legge elettorale prevede le preferenze, le primarie non servono a nulla” gli fa eco lo sconfitto di misura, Piero Lacorazza.

Eppure hanno ragione entrambi. Il fatto è che la legge elettorale regionale prevede un premio di maggioranza assegnato in base ad un listino bloccato, i nomi del quale sono cioè indicati dai partiti, non dal popolo.

Ieri ho salutato positivamente la proposta di Pittella: se il partito non funziona – e non funziona, per questo faremo a breve un Congresso che si annuncia Rivoluzionario – allora facciamo le primarie, che pure, lo si è visto, di democratico hanno solo il packaging; ma meglio scomodare di nuovo gli ammaestratori di cammelli, che evitare loro pure il disturbo di contarsi in continuazione. Almeno alla lunga li sfianchiamo, i clienti.

Oggi lancio una proposta provocatoria, senza alcuna convinzione che venga accolta, ma fedele al tema della mobilitazione cognitiva e del conflitto necessario per la nascita dell’innovazione in politica, caro a Barca  e Civati.

Certamente, e sta già accadendo, migliaia forse milioni di voci contrarie si leveranno dicendo che necessitiamo di meglio! ma, chissà perché, sono convinto che alla fine ci ritroveremo di peggio.

In ogni caso, la mia personale idea è che in attesa che il PD si doti delle necessarie regole interne – avendo noi iscritti ed elettori ormai da tempo perso fiducia nell’utilizzo del semplice buon senso – che assicurino la democraticità delle decisioni, la messa in funzione di un sistema che faccia emergere i talenti migliori, e che il Partito sia restituito a chi lo ama, non a chi lo usa, il listino del PD alle Regionali dovrebbe essere riservato a persone rispondenti ad un preciso identikit.

E’ su questo identikit che il partito dovrebbe discutere, prima che sui nomi e i cognomi da inserire nella griglia. Uno dei fattori critici di successo del Movimento 5 Stelle è stato quello di candidare persone “normali” in Parlamento, l’idea di abbandonare un professionismo della politica che non ha prodotto nulla in questi anni, la necessità di offrire agli elettori una maggiore possibilità di “identificazione” con i propri eletti, di abbattere la distanza tra la base e i loro semidei nelle stanze dei bottoni.

E noi, invece, chi vogliamo che rappresenti i lucani, anche per la parte di Consiglio direttamente cooptata dai partiti? Politici? Fedeli del Presidente per garantire la stabilità di governo? Professionisti del diritto comunitario?

A mio modesto parere, occorrono certamente nel nuovo Consiglio Regionale persone preparate, appassionate, libere; che sappiano informarsi, studiare, e soprattutto ascoltare i diversi punti di vista in relazione ad un singolo problema da affrontare o progetto da costruire. E poi decidere. Serenamente, liberamente. Spesso le soluzioni sono sul tavolo, non occorre inventare nulla; solo scegliere. Non scegliere è il male che stiamo ancora scontando. Estraiamo petrolio, ma non troppo, mi raccomando. Puntiamo sul turismo, ma diciamo no! alle invasioni di orde di turisti stile ferragostano. Servono infrastrutture, ma senza esagerare, che qualche curva si può sopportare e qualche mezz’ora si può attendere prima di arrivare a destinazione. Facciamo sistema, ma guai a travalicare i confini di bottega. Facciamo cultura, ma senza fare troppo rumore.

Nessuno potrà preventivamente garantire che utilizzerà il mezzo a disposizione per scegliere, serenamente e liberamente, la direzione verso la visione che il prossimo Consiglio Regionale, mi auguro, avrà in mente e vorrà realizzare con convinzione.

Riserviamo allora questi posti a giovani, precari, disoccupati, cassintegrati, magari e possibilmente donne, che di spazio ne trovano sempre troppo poco. Persone impegnate nella politica o nel sociale, con un CV di tutto rispetto, che le aziende lucane conoscono a menadito per averlo inutilmente ricevuto e poi respinto mille volte, per mancanza di opportunità occupazionali, o dello sponsor giusto. Richiamiamo persone lontane, che hanno studiato fuori e vi sono restate, accumulando preziose esperienze e che hanno la Basilicata nel cuore e la politica nel sangue. Non dobbiamo andare a pescarli chissà dove: si tratta di persone che sono già del PD, ma che senza un esercito militarizzato dietro, o senza doverlo chiedere in prestito a qualcuno, ricambiando inevitabilmente prima o poi il favore, non emergerebbero mai.

Diamo loro la possibilità di misurarsi con le loro idee, regalandoci un’esperienza preziosa di crescita personale e collettiva,  e portare direttamente la voce di quella parte di popolazione (precari, disoccupati, cassintegrati) dentro le stanze regionali. Popolazione che, essendo ormai ahimè quasi maggioritaria, si sentirà maggiormente rappresentata, e certamente più convinta che il cambiamento promesso, stavolta si realizzerà, che il PD ha capito gli errori del passato e sta procedendo spedito verso la strada giusta. Che qualche notabile ha fatto un personale passo indietro consentendo a tutti noi di farne finalmente uno in avanti.

Sarebbe inoltre uno spot notevole, dopo mesi di lotte intestine e di cambiamenti di direzione in retromarcia. Uno spot gratuito, peraltro, perché i nuovi consiglieri regionali, sarebbero nominati solo in caso di vittoria del centrosinistra.

Che peraltro, sarò forse ingenuo a dirlo, ma non sono certo l’unico, non è affatto così scontata come si pensa.

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